sabato 7 aprile 2018

Pillole di insonnia III: Erik

"I was not born a dancer; I happened to dance..."


Ho trovato un libro su Erik Bruhn in inglese fra l'usato, mi arriverà dall'Irlanda e poi davvero chiuderò il cerchio. Evviva evviva. La biografia che mi interessava è solo in danese, ne ho trovato un riassunto su un forum russo che ho tradotto in italiano col traduttore, ma non è chiarissima, è un casino. Probabilmente non verrà mai tradotto in inglese, dovrò rassegnarmi.
E' basato su un'intervista di John Gruen e scritto in collaborazione con lo stesso Bruhn, le recensioni non sono del tutto positive ma ci accontentiamo.

Erik Bruhn, l'uomo, mi incuriosisce da quando, tempo fa, cercando la Fracci sono incappata in un documentario su YouTube che parlava di lui, o meglio su di lui che racconta se stesso con quella voce che mi manda scosse giù per la spina dorsale (io e la mia passione per le voci...) e con incredibile candore. Delicato, profondo, avvolgente, trasmette la profondità dei sentimenti di chi ha voluto rendergli omaggio dopo la sua morte raccontando qualcosa che andasse oltre il famoso "Danseur noble" o l'amante di Nureyev:
Erik Bruhn: I'm the Same, Only More – A Personal Portrait of the Legendary Dancer (2002), di Lennart Pasborg, che la musica suggestiva di Palle Mikkelborg rende ulteriormente affascinante.



E' lui che mi ha portato ad approfondire la figura di Nureyev e non viceversa. Ma purtroppo su quello che era considerato all'epoca uno dei più grandi danzatori si trova veramente pochissimo in rete, qualche articolo, qualche approfondimento, un paio di documentari e della sua danza leggera, eterea, precisa non si trovano, per mia disperazione, che brevi spezzoni. Dei tempi d'oro, dei balletti che più mi hanno colpita o fra quelli citati come eccellenze non si trova nulla, pare non siano stati conservati. Ma capisco perfettamente come questo principe del ghiaccio e dei fiocchi di neve abbia potuto rapire totalmente Nureyev, e se potessi raccontarglielo questo incanto, non mi crederebbe mai. Il più feroce nemico di sé stesso, quest'uomo che fuori dal palco si sentiva invisibile.
Più ne leggo e più divento curiosa, non tanto del ballerino quanto dell'uomo nascosto dalla maschera della leggenda. Per lui prima veniva la sua umanità, la ricerca e la scoperta di se stesso come essere umano, e la danza, vista l'introversione e la difficoltà di comunicarsi, era solo il mezzo per esprimersi. E' curioso osservere che per Nureyev avveniva esattamente l'opposto, la danza e le potenzialità del corpo prima dell'anima, fino alle estreme conseguenze. Probabilmente questo approccio differente spiega anche il motivo per cui Bruhn, quando dovette rinunciare a ballare per motivi di salute, si reinventò con ruoli caratteristici e l'insegnamento (ed era uno splendido insegnante, apprezzamento che ho trovato spessissimo nelle varie fonti). Mentre Nureyev, quando il corpo ha iniziato a non seguire la volontà e non poteva più stare al centro della scena, è piombato nella disperazione e incapace di smettere è diventato solo l'ombra sbiadita della sua stessa grandezza. La contrapposizione totale, assoluta, di queste due personalità non smetterà mai di stupirmi.

Siamo, per alcuni aspetti,  gemelli diversi. O meglio, lui era una bellissima silfide e io un bacarozzo, io non bevo come una spugna e non fumo fino ad uccidermi, non ho bellissime mani espressive, ma sono sicura che ci saremmo intesi alla perfezione, io e lui, senza parlare.
Le persone che mi piacciono o sono nate troppo presto, o nasceranno troppo tardi.
Ci incontreremo su una stella siderale, aspettami lì.





(E così. Sudato, scarmigliato, non laccato e sorridente per davvero. Forse.)

Per approfondire:

Una recensione della biografia in danese di Alexander Meinertz, “Erik Bruhn – billedet indeni” (The Picture Within), mai tradotta in inglese, quella che vorrei leggere di più. Maledetti. 

Un raro documentario, in inglese ma abbastanza chiaro: ERIK BRUHN - ARTIST OF THE BALLET

Un articolo del NY Times: ERIK BRUHN - EPITOME OF THE DANSEUR NOBLE

Un file audio di un'intervista di Bruce Wall, studente di diciannove anni. Purtroppo l'audio non è per me chiarissimo e non ho trovato trascrizioni, solo un articolo di Wall con alcune citazioni della stessa. Penso fosse tutta molto interessante, disegna bene l'uomo che era. 






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