Di te scrivo sempre poco, perché so che sei schiva, so che non brilli dei colori di un pavone, piuttosto di quelli di un passero. E che i tuoi colori in fondo ti piacciono così, anche se ti dipingi i capelli dei colori dell'iride.
Ho visto il tuo ego a brandelli, ho fatto del mio meglio per ricucire le ferite, ho sicuramente pasticciato e fatto casini nel tentativo.
Vorrei vedere quelle ali aprirsi per spiccare un volo altissimo. Ma devo avere pazienza, qualche piuma è ancora strapazzata, guarirà.
Puoi credermi, ci vuole solo tempo. Tempo e fiducia.
Ti dico che sei la mia Daria preferita e mi rispondi prendendoti in giro, dici che forse sei un po' autistica, che costruire ponti di comprensione fra te e gli altri umani è faticoso e non ti viene mai bene. E allora ti chiudi, e allora il disagio ti rende scontrosa e incagabile, ma quando sei a tuo agio brilli.
Credimi sulla parola, luccichi.
E soprattutto, non ti ho mai vista lasciare indietro qualcuno, MAI. Non hai mai usato la parola "sfigato", perché ti ferisce e ti ha ferita e tu non vuoi ferire di rimando. Non c'è stata una sola volta in cui non ti sia avvicinata tendendo una mano a chi era isolato o in difficoltà, con il tuo modo quieto e qualche volta titubante, grezzo e inadeguato. Non hai mai detto di no ad una richiesta di aiuto, lo so, lo vedo e lo sento.
Che ti sia riconosciuto o meno, che ci sia gratitudine o meno, questo è quello che sei.
E devi andarne fiera.
Sei il tuo umorismo strampalato, la tua onestà, la tua lealtà. E anche il tuo brutto carattere, ce lo abbiamo tutti.
E se tu, con le tue difficoltà, riesci comunque a gettare un ponte, ci sarà qualcuno disposto a fare altrettanto per te.
Vedrai.
Oggi mamma ha mangiato pane e miele a colazione, te lo volevo scrivere, nero su bianco.
Sopportami un po' che poi mi passa.
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