Ebbene sì, oggi ci siamo imbragate e ardite e sprezzanti del pericolo, con l'elmetto in testa e i ganci stretti in mano abbiamo affrontato corde ciondolanti, percorsi impervi, tronchi oscillanti, scivoli liberatori nel bel mezzo della foresta in questa bella giornata settembrina.
E mentre mi chiedevo chi me l'ha fatto fare, e mentre imprecavo contro la metà sogghignante che mi guardava dalla riva penzolare dagli alberi come un bacarozzo imbranato che la prossima volta sulle funi ci sale lui e ride bene chi ride ultimo...e mentre mi chiedevo come si fa a massacrarsi un ginocchio così, da poveraccia incapace, vi guardavo procedere spedite, bravissime e agilissime come non mi sarei mai aspettata. Sorridenti, vivaci e soprattutto serene. E il piccolo moto di orgogliona soddisfazione materna ha lasciato il posto ad una grande tenerezza, aspra e dolce. Aspra perché non è stata un'annata indimenticabile quella che vi abbiamo offerto e che vi è capitata, ma avete tenuto botta. Dolce semplicemente perché ci siete e avete scelto me. E siete due splendidi, profondissimi e imperfetti esseri umani e beato chi avrà la pazienza di scoprirvi poco a poco.
I figli non andrebbero esibiti come un prolungamento di noi stessi, fa bene al nostro ego ma probabilmente non a loro, incatenati in un miliardo di aspettative. Andrebbero semplicemente amati come esseri unici e irripetibili a godersi la libertà di diventare quello che vogliono essere davvero e io non amo la recente moda che trasforma ogni cosa, dal colore delle mutande ai sentimenti più profondi e privati, in dati da esibire ad uso e consumo di ogni angolo del mondo. Sono una vecchia carampana testarda convinta ancora che esistono privati troppo importanti e preziosi per essere buttati superficialmente in pasto a chiunque. Ma questa bella giornata ho voluto congelarla qui per un po', nel mio posticino di ciarpame, immagini e pensieri.
Grazie, ragazze.